mercoledì, aprile 19, 2006

Quando un marchio, e che marchio, fa tutto...

Non era una novità, solo che prima si sapeva ma non c'era scritto nulla da nessuna parte - a ottobre 2005 avevo fatto un po' di ricerche un pomeriggio su Google e niente, tanto che alla fine mi ero convinta di essermi sbagliata- per la serie, se una cosa non c'è su Google, allora non esiste! E comunque un sito relativo all'iniziativa ancora non esiste, alla faccia dei W3C Web 2.0 e compagnia bella...

Ad ogni modo, dopo i rumour dei mesi passati, ora tutti (solo stamattina nel giro di mezzora Identità Di Vino, Decanter e pure una segnalazione spontanea via email da un simpatico neo-blogger milanese) parlano dei vini di Renzo Rosso della Diesel in collaborazione con l'enologo Roberto Cipresso.
Un prodotto che è immagine innanzitutto, dal momento che, malgrado secondo Cipresso i vini (presentati nei giorni passati al Vinitaly) non riescono a esprimere ancora appieno il terroir, il posizionamento di prezzo farebbe già pensare all'eccellenza (Prezzo UK al ristorante 120-150 sterline [180-270 euro] , in enoteca 90 sterline, quindi 135 euro). Alla faccia di Gaja!!!

La cosa assurda è che su Decanter.com Cipresso dichiara "'We have achieved about 30% of what we can. The terroir is not yet well expressed. It is an opportunity to let people know Diesel is in this field now. Even if we are not at the top yet, we will get to it" Tradotto letteralmente: "Abbiamo raggiunto il 30% di quello che possiamo. Il terroir non è ancora ben espresso. E' un'opportunità per far conoscere Diesel in questo campo ora. Anche se non siamo ancora al top, ci arriveremo".
Beh, personalmente le osservazioni che mi viene da fare a questo punto sono queste:
1) ma come ci si può permettere di fare esperimenti sul consumatore a 135 euro??? Se non si trattasse di Diesel, affermazioni del genere non potrebbero che creare un minimo di indignazione -e quindi no vendite - sul genere " Ma che me stai a pijà in giro??" - niente parolacce, ho ancora l'effetto benefico della Pasqua
2) la coerenza con l'immagine provocatoria del marchio è a dir poco ammirevole. Perché questa stessa azione che io giudico provocatoria, da parte di Diesel che ci ha abituati ad azioni di comunicazione sempre su questo livello - rientra perfettamente nell'immagine che il consumatore ha dello stesso marchio, e quindi riesce a costruire su una fama già guadagnata in altri settori senza clamorosi traumi.

Comments on "Quando un marchio, e che marchio, fa tutto..."

 

Anonymous Anonimo said ... (11:28 PM) : 

sono completamente d'accordo...il marchio e il valore percepito sono di piu' dell'anima di un prodotto e dell'azienda che lo crea e lo vende...possedere qualcosa di diesel (abbigliamento, stile o vino) e' l'espressione del consumatore medio italiano che e' cio' che compra. Per questo motivo le aziende-marchio (vedi anche fiat) invadono altri campi, diversificando. Discutibile il tentativo di eccellenza ma efficace!

 

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